Scuola popolare – 4° incontro

“Il ruolo della Caritas – Un nuovo umanesimo”  nel quarto incontro della Scuola Popolare

Lunedì 20, presso la Parrocchia N.S. di Lourdes, ha avuto luogo il quarto incontro della Suola Popolare sul tema del “nuovo umanesimo”.

Don Dino Barberis, in veste di relatore, ha innanzi tutto evidenziato quale sia l’ origine della “caritas” cristiana che deriva dai due comandamenti dell’ amore verso Dio e verso il prossimo (Mc 12,28-34), che per un cristiano non sono separabili, e dal mandato che Gesù da agli Apostoli nell’ Ultima Cena dopo aver loro lavato i piedi e prima di istituire l’ Eucarestia (Gv 13,34-35); anche in questo caso, ha precisato Don Barberis, la lavanda dei piedi, il compito affidato agli Apostoli e l’ Eucarestia non possono essere considerati separatamente.

L’ applicazione concreta di questi fondamenti è esplicitata nel comportamento dei primi cristiani per i quali la frazione del pane, il mettere in comune le risorse e la condivisione fraterna rappresentavano la manifestazione della loro fede anche nei confronti del popolo ebraico (At 2,42-47).

Il termine “umanesimo”, ha poi precisato Don Barberis, può avere il significato di “senso dell’ umanità” ma l’ “umanesimo” di Gesù Cristo ha caratteristiche precise: innanzitutto Gesù è “..vero Dio e vero uomo..” e questo è un importante elemento di distinzione dalle altre Religioni; inoltre Gesù si rivolge esplicitamente ai poveri e si identifica con gli ultimi anche a quelli che, a causa della propria fragilità, hanno commesso colpe gravi (Mt 25,31-46).

Questo, per noi cristiani, significa approfondire sia il rapporto con Dio che quello con il nostro prossimo, riconoscere le nostre fragilità ed accettare che, unicamente con le nostre forze, non saremo in grado di superarle tutte: solo se saremo onesti con noi stessi sapremo accettare anche le fragilità altrui, anche quelle che generano situazioni particolarmente critiche, ricordando che una società che si ispira all’ umanesimo è sempre attenta ai più fragili.

Successivamente Don Barberis ha evidenziato alcuni aspetti storici particolarmente significativi: a partire dal 1400, quasi per reazione ad un contesto medievale focalizzato sulla onnipotenza di Dio e sull’ obbedienza alla Chiesa, si inizia a rivalutare la centralità dell’ essere umano; dall’ illuminismo in poi si fa strada un razionalismo che sposta l’ attenzione al valore delle cose terrene; poi il marxismo pone al centro la situazione dell’ uomo nella realtà socio-economica in cui si trova; solo a partire dal Concilio Vaticano II a, ed in particolare con l’ Enciclica “Gaudium et Spes”, la Chiesa esplicita i contenuti dell’ umanesimo cristiano.

Una concreta azione di carità, conclude quindi Don Barberis, non può quindi essere disgiunta da una formazione ed una crescita personali: la capacità di fare il bene è sempre un dono dello Spirito; occorre inoltre porre gli ultimi al centro della nostra azione che non deve essere unicamente l’ opera di volontari, come a volte si verifica, ma deve essere l’ espressione della comunità anche per sostenere azioni di tipo “politico” che devono necessariamente partire dal basso per definire scelte a favore delle persone.

Don Barberis ha infine preso in esame i rapporti tra politica e volontariato evidenziando sia il rischio di trasformare il volontariato in un mestiere sia quello di subentrare agli Enti Locali nelle situazioni che questi hanno difficoltà a gestire; su questo aspetto si è aperto un dibattito che ha toccato anche altri temi quali l’ applicazione del “ principio di sussidiarietà”,

Il futuro dello stato sociale, i rapporti con i laici, l’ accoglienza dei rifugiati e lo stato delle attività assistenziali.

Nelle conclusioni Don Barberis ha precisato che il compito della comunità cristiana è quello di formare le coscienze partendo da un azione di evangelizzazione in particolare verso i giovani che spesso non sono oggetto di alcuna proposta convincente da parte di questa società; inoltre occorre valutare quanto la semplice attività assistenziale consenta agli operatori dei Centri di Ascolto di avviare un dialogo con gli assistiti che possa costituire l’ inizio di un discorso di evangelizzazione ed attivare eventualmente nuove forme di intervento.

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