Dalla Russia …… con amore!
Ogni viaggio porta con sé uno strascico di informazioni e curiosità che neppure le migliori guide turistiche riportano: ci vengono regalate da chi vive in quei luoghi e da ciò che osserviamo con i nostri occhi.
Per esempio, osservando il culto e la venerazione che gli ortodossi hanno per le icone, ho scoperto che nel 1941, quando Mosca era minacciata dall’avanzata dei nazisti che si trovavano a pochi chilometri dalla città, Stalin ordinò che l’icona della Madonna di Vladimir (quella che noi conosciamo come la Madonna della Tenerezza) venisse trasportata in aereo per sorvolare la città abbracciandola simbolicamente con la Sua protezione. L’esercito nazista non entrò mai a Mosca.
Ho osservato che tutte le donne ortodosse che entrano in chiesa solo velate. Sapete perché? Si racconta che ai tempi delle invasioni mongole, le donne russe erano molto apprezzate per il colore chiaro dei loro capelli (una rarità per le popolazioni tartare), perciò capitava spesso che venissero rapite e vendute come schiave. Per potersi recare a pregare nelle loro chiese, quindi, le donne uscivano di casa con il capo ben coperto, per nascondere il colore dei capelli e da allora è rimasta questa tradizione.
Venendo alla vita quotidiana, ho scoperto che la “dacia” – la casa di campagna dei cittadini russi – non era considerato un bene di lusso neppure ai tempi del comunismo: tutti potevano permettersela, perché aveva un valore di gran lunga inferiore a quello di una vettura. Coltivare e mangiare i prodotti del proprio orticello è tuttora un piacere impagabile per i cittadini che trascorrono il fine settimana nelle loro casette di campagna. Purtroppo, questa tradizione sta scomparendo tra i giovani che non apprezzano più questo hobby e preferiscono trascorrere il week end nelle discoteche e nei pub cittadini.
Lasciando le grandi città e attraversando il territorio, l’occhio rimane colpito invece dalle “isbe” le case dei contadini che vivono permanentemente in campagna. Ne abbiamo viste molte e colpivano per l’estrema povertà: recinzioni di lamiera per delimitare la “proprietà” (si fa per dire, dal momento che solo la casa è del contadino, ma la terra è sempre dello Stato), strade sterrate che diventano fango e poltiglia già con le prime piogge…. sembra di vedere le baraccopoli delle periferie metropolitane, piuttosto che i graziosi paesini e le ridenti frazioni a cui siamo abituati noi…
Infine una nota di “colore”… rosso: questo colore ci fa pensare alla bandiera del Partito, alle manifestazioni popolari, ma in realtà ha ben poco a che vedere con il comunismo. Nella lingua russa la radice dei due aggettivi “bello” e “rosso” (krasivj e krasnij) è la medesima, perciò la celebre piazza del Cremlino potrebbe essere chiamata indifferentemente “Piazza Rossa” o “Piazza Bella”: il rosso è il colore del popolo russo perché associato al concetto di bellezza.
Non solo: ogni abitazione russa ha il proprio “angolo bello” o “angolo rosso” ed è quello in cui vengono esposte le icone sacre della famiglia davanti alle quali si prega insieme.
Potrebbe essere un’idea per cominciare anche noi cristiani cattolici a riservare un angolo “bello” nelle nostre abitazioni domotiche, arredate con feticci, arazzi e pavimenti in teak!
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