Il 9 agosto 1945 gli americani sganciarono una seconda bomba atomica su Nagasaki. In pochi istanti morirono 70 mila persone. Tra i tanti edifici distrutti, anche la cattedrale di Urakami, allora la più grande chiesa cattolica dell’ Asia, un edificio di culto che era stato costruito trenta anni prima sulla collina di Urakami, appunto, dai poveri contadini del luogo che, rifugiatisi nelle isole circostanti per sfuggire alla persecuzione anticristiana e mantenersi fedeli alla fede e alla pratica religiosa, erano tornati lì dopo due secoli con la fine dell’ ostracismo.
Tra le rovine incenerite fu rinvenuta quasi intatta la testa di una statua della Vergine Maria, il cui aspetto risultava impressionante: gli occhi della Madonna apparivano come due cavità carbonizzate e una fessura bruciata sulla guancia destra evocava una lacrima che rigava il volto della Madre di Dio.
Venerata anche da papa Francesco, rappresenta oggi un continuo e provocante monito sugli effetti devastanti della violenza umana e un simbolo della superiore forza dell’ amore materno di Maria, invocata per la pace del mondo. La testa della Vergine di Nagasaki ha ispirato al Cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, questa preghiera pubblicata dal settimanale Maria con te nel numero 32, in questi giorni in edicola.