catechesi 10-06-2015

Fame nel mondo: anche tu puoi fare qualcosa!

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Di fronte alla miseria di tanti nostri fratelli e sorelle, penso a volte che l’argomento della fame e dello sviluppo agricolo sia oggi diventato uno dei tanti problemi in questo tempo di crisi. Eppure vediamo ovunque crescere il numero di chi con fatica accede a pasti regolari e sani. Ma invece di agire preferiamo delegare, e delegare a tutti i livelli. Dobbiamo invece rispondere all’imperativo che l’accesso al cibo necessario è un diritto di tutti. I diritti non consentono esclusioni!

Preoccupano molto le statistiche sugli sprechi: sotto questa voce finisce un terzo degli alimenti prodotti. Come pure inquieta sapere che una buona quantità di prodotti agricoli viene usata per altre finalità, magari buone finalità, ma che non sono le necessità immediate degli affamati. Chiediamoci, allora, che cosa possiamo fare. Anzi, che cosa io sto già facendo. Proviamo allora ad assumere con più decisione l’impegno di modificare gli stili di vita, e forse avremo bisogno di meno risorse. La sobrietà non si oppone allo sviluppo, anzi, è ormai evidente che è diventata una sua condizione.

Inoltre domandiamoci: quanto incide il mercato con le sue regole sulla fame nel mondo? A partire dal 2008 il prezzo dei prodotti alimentari ha modificato il suo andamento: raddoppiato, poi stabilizzato, ma sempre con valori alti rispetto al periodo precedente. Prezzi così volatili impediscono ai più poveri di fare programmi o di contare su una nutrizione anche minima. E le cause sono tante. Ci preoccupano giustamente i cambiamenti climatici, ma non possiamo dimenticare la speculazione finanziaria. Anche qui, proviamo a percorrere un’altra strada convincendoci che i prodotti della terra hanno un valore che possiamo dire “sacro”, perché sono frutto del lavoro quotidiano di persone, famiglie, comunità di contadini. Un lavoro spesso dominato da incertezze, preoccupazioni per le condizioni climatiche, ansie per le possibili distruzioni del raccolto.

Penso, poi, all’educazione delle persone ad una corretta alimentazione. Nei miei quotidiani incontri con i Vescovi di tante parti del mondo, con esponenti politici, responsabili economici, accademici, colgo sempre di più che oggi anche l’educazione alimentare ha diverse declinazioni. Sappiamo che in occidente il problema sono gli alti consumi e gli sprechi. Nel Sud, invece, per garantire alimenti è necessario incentivare la produzione locale che in tanti Paesi con “fame cronica” è sostituita da derrate provenienti dall’esterno e magari inizialmente mediante gli aiuti. Gli aiuti di emergenza, però, non bastano e non sempre finiscono nelle mani giuste. Così si crea dipendenza verso i grandi produttori, e se il Paese manca della necessaria disponibilità economica, ecco che la popolazione finisce per non alimentarsi e la fame cresce.

I cambiamenti climatici, poi, ci riportano ai forzati spostamenti di popolazione e ai tanti drammi umanitari per mancanza di risorse, ad iniziare dall’acqua già oggetto di conflitti che in prospettiva aumenteranno. Non basta affermare che esiste un diritto all’acqua senza agire per rendere sostenibile il consumo di questo bene-risorsa e per eliminare ogni spreco.

Oltre all’acqua anche l’utilizzo dei terreni rimane un serio problema. Preoccupa sempre più l’accaparramento delle terre coltivabili da parte di imprese transnazionali e di Stati che non solo priva gli agricoltori di un bene essenziale, ma intacca direttamente la sovranità dei Paesi. Sono molte ormai le Regioni in cui gli alimenti prodotti vanno verso l’estero e la popolazione locale si impoverisce doppiamente perché non ha né alimenti, né terra. E che dire poi delle donne che in molte zone non possono possedere i terreni che lavorano, con una disparità di diritti che impedisce la serenità della vita familiare perché si rischia da un momento all’altro di perdere il campo? Eppure sappiamo che nel mondo la produzione mondiale di alimenti è in massima parte opera di aziende familiari.

Dobbiamo cominciare dalla nostra quotidianità se vogliamo cambiare gli stili di vita, coscienti che i nostri piccoli gesti possono garantire la sostenibilità e il futuro della famiglia umana. E poi continuiamo la lotta alla fame senza secondi fini! Le proiezioni della FAO dicono che entro il 2050, con 9 miliardi di abitanti sul pianeta, la produzione deve aumentare e addirittura raddoppiare. Invece di impressionarci di fronte ai dati, modifichiamo il nostro rapporto con le risorse naturali, l’uso dei terreni; modifichiamo i consumi, senza cadere nella schiavitù del consumismo;  eliminiamo lo sperpero e così sconfiggeremo la fame.

La Chiesa con le sue istituzioni e le sue iniziative cammina con voi, consapevole che le risorse della terra sono limitate e un loro uso sostenibile è assolutamente urgente per lo sviluppo agricolo e alimentare. Per questo si impegna a favorire quel cambio di atteggiamento necessario al bene delle generazioni future.

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